lunedì 28 aprile 2008

Birra Peroni: Made in Africa


Quanto tempo e’ passato da quando nelle assolate giornate di agosto, seduti sul muretto fronte mare di Bogliasco, sorseggiavamo con orgoglio adolescenziale il nostro beneamato “peroncino”, la bottiglia panciutella e marroncina che di sicuro fu la preferita dagli abbronzati eroi degli anni sessanta, muratori e contadini che ricostruirono l’Italia post bellica e liberata.

Adesso, nel 2008, dopo cinque anni dall’aquisizione del marchio di Isabella Peroni da parte della SabMiller di Johannesburg - South Africa, il mitico “peroncino” sbarca sui mercati bazarmarketing dell’Africa subsahariana, a partire dal Mozambico.

Merchandising perfetto e curatissimo, distribuzione capillare e puntuale, campagne pubblicitarie, a cadenza quadrimestrale, in esterna e su grandi formati luminosi.

A parte che tra poco, dopo Peroni e Alitalia ci venderemo anche la Ferrari e la fontana di Trevi, con Federico Fellini e Toto’ in omaggio, quello che mi ha colpito di piu’ e’ il vissuto della marca Peroni in Africa.

Ve lo ricordate il mood Peroni della “bionda che conquista”?

Le piu’ belle bionde del mondo che ci hanno fatto l’occhiolino da sempre, in Africa sparisce inesorabilmente. Sara’ perche le donne in Africa non sono affatto bionde come la Peroni, ma piuttosto scure come la Guinnes, o forse perche’ il vissuto di consumo e’ completamente differente, ma nella pubblicita’ di lancio della “nostra bionda” ci sono giovani uomini con facce da manager rampante e gessato italiano, tipo Vito Corleone nel Padrino di Puzo, mentre nella campagna di mantenimento si associa la Birra Peroni con il Design Italiano e a fianco del pack shot ecco apparire occhiali italiani, orologi italiani e altri lussuosi accessori di ogni genere. La headline dice perentoria: LA NUOVA MARCA DEL DESIGN ITALIANO”. Italian style, moda pura, brand esasperato...Con riferimenti al prodotto, al gusto, alla qualita’, al consumo...Zero. Nuova mica tanto se si considera che la marca e’ stata fondata nel 1848 e cosa c’entrera’ il design con la birra stento a capirlo, ma la globalizzazione produce anche questi prodotti di comunicazione che definirei parapsichiatrici.

Peraltro, si deve anche dire che l’Italia non e’ famosa nel mondo per le sue lager, piuttosto mediocri, ma per il suo Italian Style. Quello che pero’ mi chiedo e’ come si faccia a comprare, ma soprattutto a preferire di degustare un prodotto che si beve, solo ed esclusivamente perche’ si presenta come un fratellino minore di Ferrari, Armani, Valentino, Versace e company, che, come si sa, non si bevono affatto.

Di fatto la strategia funziona e in Mozambico fa gran moda ordinare una Peroni nei locali piu’ cool di Maputo. Dal Casino al Mundos, dal Surf a Perola...Tutti a bere con sussiego ed orgoglio il loro “peroncino” fresco (bem geladinho).

Detto questo, mi piacerebbe anche, perche’ no, avere un parere da voi della community di Comunicazioneitaliana. Sara’ che questa realta’ che ci proietta dal muretto di bogliasco alle terre di Mandela e di Samora machel e’ un prodotto della globalizzazione buona? o sara’ che le nostre buone cose italiane vanno lentamente svendendosi, a danno del nostro partimonio culturale che si sgretola e si dissolve nell’ignoranza globalizzata?


Sara’ che ci dobbiamo preparare a vendere Venezia all’Emiro arabo di turno e a vedere la lenta ma inesorabile trasformazione dell’Italia in una specie di disneyland della cultura e dell’arte nella quale si paghera’ un biglietto d’ingresso per visitare il Colosseo, il Museo di Maranello, la Galleria degli Uffizi e la torre di Pisa... con tutti noi a lavorare per ricchi turisti di tutto il mondo come attrazioni da baraccone, vestiti da antichi romani armati di daga, da gondolieri, Dogi, Poeti, Santi e Navigatori...Brr. Speriamo di svegliarci prima e buona Peroni a tutti.

In chiusura dell’articolo pubblico anche uno scritto del sociologo mozambicano Carlos Serra, in occasione della presentazione della Birra Peroni in Mozambico, Ovviamente tradotto dal Portoghese.

Bella, piacevole, piena di dolcezze, di colori divini, senza differenze sociali, ottimista, intrisa di storia e di storie incantatrici. Con la collaborazione dei piu’ prestigiosi opinionisti, la nuova rivista mozambicana “Positiva” annuncia in tre pagine, un avvenimento emblematico: l’entrata trionfale, dalla porta di Maputo della Peroni, la bella Birra italiana, la birra meravigliosa, la diva. La Peroni Nastro Azzurro ha dato spettacolo di se con una grande festa di presentazione a base di moda musica e arte, per conquistare il mondo che conta nella Capitale del Paese (Opinion leaders e opinion makers). E tutto questo, come sempre capita, con contorno di giovaotti e giovanotte danzanti e sculettanti con magliette e cappellini firmati. L’unico dubbio che ho e che cosa a a che vedere tutto questo con la poverta’ assoluta di cui soffre il Mozambico.

Salute a tutti e cin cin, mentre in mozambico si muore come le mosche e tra le mosche, per mancanza di acqua, di antiretrovirali, di danaro per comprare le medicine antimalariche e a causa di tutto, e non solo, l’aspettativa media di vita e’ al di sotto di 40 anni.



Mario Morales Molfino

sabato 19 aprile 2008

Signori si cambia!


Ancora un po' sbalestrato da un dopo elezioni che ha visto la sfolgorante vittoria di Berlusconi perchè governerà, di Bossi perchè finalmente ce l'ha duro davvero, di Casini che ha trovato il "rotto della cuffia", del Grillo Parlante Di Pietro che ha guadagnato un posto di Ministro ombra, di Veltroni che dopo le pulizie di primavera si è ritrovato un PD per ricominciare.

Ci siamo tagliati le ali estreme; ma probabilmente quando di diventa polli le ali non servono più. Peccato, perchè adesso volare verso la democrazia sarà ancora più difficile, ma pazienza. L'importante è partecipare; lo diceva De Coubertin, ma anche Giorgio Gaber..."Libertà è partecipazione!".

Ma a parte queste considerazioni, vorrei prendere spunto da una e-mail che ho ricevuto, per conoscenza, da un amico di Genova che si chiama Maurizio Frizziero, per gli amici Popi.

Lo strale contenuto nel messaggio si riferisce alla partecipazione ad Anno Zero del celeberrimo vanto dell'architettura italiana Massimiliano Fuksas, che pubblico qui sotto.

... la sua esibizione di ieri sera a Anno Zero è da annoverare tra i peggiori momenti di più di cinquant'anni di televisione. Lei conosce Euclide o per lo meno è sembrato che con Euclide e i suoi elementi avesse una certa familiarità. Questo non le dà il diritto di insultare chi di Euclide non ne sa nulla! Il tono della sua voce, degna di vecchi comizi fascisti, è stata una delle ciliegine sulla torta di cui stiamo parlando. L'altra ciliegina, sicuramente un lapsus per un uomo di grande cultura come lei, è stato l'uso di un indicativo al posto di un congiuntivo! Per concludere: ieri sera per la prima volta ho visto il suo volto, ho sentito la sua voce, ho subito il suo comportamente. Spero che sia l'ultima volta che mi capita!

Maurizio Frizziero


Anche io ho seguito l'esibizione dell'Architetto anti-Berlusconi e penso che tutti possono dire quello che pensano, ma quando parlano a milioni di persone, attraverso il tubo catodico, dovrebbero tenere conto di chi sono, di cosa rappresentano e soprattutto della forma con cui ce la stanno raccontando. Fuksas, secondo me, non aveva del tutto torto, ma il modo di esporre le suè verità è adatto più ad un ring di Wrer
tilng che ad una conversasione tra uomini d'arte, politica e cultura...Si tenga anche conto che la coerenza, nell'esporre le proprie convinzioni sarebbe sempre conveniente e Massimiliano Fuksas, Architetto di Vaglia mondiale, ha dimostrato che le sue teorie architettoniche sono agli antipodi rispetto a le sue visioni politiche. Wilkipedia dice di Fuksas: "Nelle sue realizzazioni Fuksas cerca sempre di creare un nesso tra la costruzione ed il contesto in cui essa si trova..."
Un approccio che mi sento di condividere, ma che non ha niente a che vedere con il Fuksas che sbraita e inveisce ad Annozero, senza analizzare per nulla il contesto che ha prodotto l'attuale momento politico italiano e i suoi frutti...Tra cui, anche il Berlusconi che tutti noi conosciamo e che molti italiani Amano e votano.

Comunque alla e-mail del mio amico Frizziero, ho risposto così e dato che la risposta mi piace...Eccovela per essere condivisa.

Non sapevo che t'indignassi ancora. Pensavo che dall'alto della tua "Casta privata" non entrassi più in polemica con i palloni gonfiati.

Questi vecchi vetero marxisti-leninisti come Fuksas, Furio Colombo, Nanni Moretti e simili sono quelli che hanno ammazzato la parte buona della sinistra italiana. Quella laica, popolare, sociale e anche solidale (Se noti non uso mai i suffissi in... ismo, perchè tutto quello che finisce in "ismo" non esiste, è solo una proiezione di ciò che vorremmo succedesse). Quella sinistra che più che alle purghe di Stalin, magari senza saperlo, si ispirava alla Rivoluzione Francese e alla visione cristiano-sociale della vecchia sinistra DC. Quella sinistra, a cui ho creduto e che è affogata nella Milano da Bere.

...Ma anche Berlusconi che ispira le cravatte di Putin e si dichiara amico fraterno del più pericoloso criptocomunista del mondo occidentale. Berlusconi che a fianco dell'ex capo supremo del KGB mima l'uso del mitra in direzione di una stupida giornalista che ha fatto una stupida domanda, tra i gesti di favore di Vladimir... Non lo sa Berlusconi che Putin, quelli che non la pensano come lui e ne ostacolano le attività, li prende davvero a colpi di mitra o magari di radiazioni mortali?

Chissà che cosa sarà meglio? Una sinistra ormai putrefatta dentro e adesso anche fuori, una destra sempre più in mano alla Lega Nord de: "mi sun alpin, me piase el vin", il centro di Casini e Mastella, senza "gravità permanente", o Berlusconi, il trasversale su assi cartesiani che non sa cos'è un Kapò, che odia i comunisti e si fidanza con Putin, che non ha mai sentito parlare dei Fratelli Cervi e considera Dellutri un eroe del secolo.

A te la scelta e buon "male minore"


Scusate, ma nel frattempo il Papa Bento è andato alle Nazioni Unite a dire che il mondo la deve smettere di fare dell'egoismo l'unico valore fondante; che ognuno si dovrebbe prendere le responsabilità di quello che pensa e soprattutto di quello che fa, senza nascondersi dietro al relativismo; che nella libertà e nei diritti c'è la chiave di tutto. Io, nel mio piccolo aggiungerei che sarebbe bene smettere di confondere la solidarietà con la carità, perche la seconda è un atto di bontà, anche utile, ma fine a se stesso, mentre la prima è una necessità economica, etica e morale per mettere in equilibrio un mondo che ci sta esplodendo in faccia.
E chissà che le pecore del terzo millennio non abbiano proprio bisogno di un "Pastore tedesco", per tornare all'ovile del buon senso.


Mario Morales Molfino

venerdì 11 aprile 2008

Benvenuti nella prima aiuola del giardino di Parole in Rete.


Eccomi ancora in Italia.

Dopo un vaievieni di circa tre anni tra l’Italia e l’Africa Subsahariana, per la precisione in Mozambico riprendo a scrivere nel e del mio Paese. Durante l’assenza dall'Italia, a parte qualche fetor di “monnezza” che è arrivato a lambire persino quei lontani lidi, ho perso la quotidianità con il vissuto dello stivalone. Onestamente non speravo che al mio ritentro le antiche italiche malattie fossero guarite, ma questa confusione babelica non me l’aspettavo di certo e il clima pre-elettorale non contribuisce certo a fornire chiarezza per ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.
Il messaggio che arriva al povero ex "straniero" che arriva in Italia è davvero devastante. Sembra che un qualche pazzo abbia messo in un sacco tutto e il contrario di tutto e che ce lo tiri addosso, al di là da ogni senso e soprattutto al di fuori da ogni luogo. Un miliardo di tessere di un milione di puzzle che ci piovono nella testa senza consentirci di costruire un qualsiasi disegno sensato.
Qualche esempio: tornando alla monnezza. Tutto il mondo è stato invaso dalle notizie e buona parte della Campania anche dai fetori, ma nessuno ci dice cosa si sta facendo per risolvere il problema, ne quello dell’emergenza, ne quello della prevedibile gestione a regime. Le mozzarelle di bufala campane sono diventate delle bufale che fanno suonare le campane a morto su un buon pezzo di Made in Italy. Nel bel mezzo di Vinitaly espèlode la notizia di una nuova puntata della sofisticazione sul vino da tavola italiano, dal titolo: Metanolo 2, la vendetta. Ma l’unica risposta che arriva è che: “i cinesi sono peggio di noi”. Sai che consolazione. Non parliamo poi della situazione politica, anche in vista delle elezioni di ogni ordine e grado. Qui la sarabanda è davvero mangime pregiato per cabarettisti e battutisti di tutte le risme.
I Piccoli, grandi e infinitesimali protagonisti della lotta politica tentano, più male che bene di semplificare, accorpare, definire, unificare…e il povero elettore, nella solitudine della cabina elettorale, si troverà di fronte ad una torre di Babele di simboli da mandare in crisi il più preparato esperto di marketing politico. Due o più simboli scudocrociati, accompagnati da un nugolo di democristiani trasversali, qualche socialista sparso, i comunisti poi, con o senza falce e martello non si contano più, liberali, libertari e liberisti si confondono in un magma che chi ci capisce è bravo. Senza poi parlare dei simboli più strani e personalistici. Ci manca vota la Lista “zia Caterina che e’ tanto brava a fare le crostate”, e poi abbiamo visto tutto. E in tutto questo caravanserraglio ad un certo punto se ne viene fuori come dal cappello di un prestidigitatore folle la “DC di Pizza”, (esattamente con questo appellativo hanno chiamato la Lista i principali telegiornali del Paese). Una Margherita che potrebbe, a rigor di Legge, mandare per aria le elezioni e farle rimandare sine die, perchè la ormai famosa DC di Pizza, ammessa dal Consiglio di Stato a partecipare all’agone elettorale, non avrebbe avuto il tempo per dire la sua nei telegiornali, come hanno invece fatto tutti gli altri…si fa per dire. Poi bisognerebbe ristampare di nuovo tutte le schede, i manifesti e tutti gli altri documenti elettorali con il simbolo della DC di Pizza, che, finalmente abbiamo capito che non è rappresentata da una bella quattrostagioni con mozzarella di bufala campana, ma dall’antico simbolo della Democrazia Cristiana. Si proprio lui, quello della DC di Forlani, di DeMita, di Andreotti…e che adesso ha fatto una sfolgorante carriera per diventare la DC di Pizza. Oh, finalmente abbiamo capito. Che ridere.
Ma non finisce qui. A Pochi giorni dalla competizione elettorale, da tutte le parti se ne viene alta e forte la voce per cui le schede elettorali sarebbero un pateracchio ingestibile. Un pateracchio ingestibile decretato per Legge dal precedente Governo delle Libertà, risponde il Ministro Amato. Ma anche qui non succederà niente se non, probabilmente, un motivo in più per scoraggiare l’elettore già abbastanza svogliato che si chiederà: “Ma perché dovrei votare questi casinisti?” Ma per continuare a ridere potremmo parlare dei temi di campagna elettorale. Si va dalla demagogia da bar, vecchia come il cucco, basata sulla soluzione di tutti i problemi con l’eliminazione delle auto blu, fino alla diatriba su un’Alitalia fritta alla francese o bollita e mangiata da una cordata italiana fantasma, quando tutti sanno che chi se la comprerà ci metterà quattro soldi e ne farà ciò che meglio crede, come nella migliore tradizione delle privatizzazioni forzate, all'italiana.
Promesse contraddittorie che cadono come macigni sui poveri italiani: stiamo andando verso la crisi e la recessione ci aspetta dietro l'angolo, ma diminuiremo le tasse e aumenteremo i salari dei meno abbienti. Il petrolio e l' Euro stanno salendo vertiginosamente ma abbasseremo prezzi e tariffe…Ci sfigureremo tutti con la fiamma ossidrica e grazie alle ustioni di sesto grado diventeremo tutti bellissimi. Elezioni! Speriamo di venirne fuori presto e il meno preggio possibile.
Mi ricordo di una canzone di Giorgio Gaber che parlando di elezioni come strumento massimo della libertà e della democrazia ci faceva quasi commuovere. Ora come ora la sensazione è ben altra e a molti di noi monta la nostalgia di un’Italia che all’Italia ci credeva ancora.
Ma di questo passo il brand del nostro Paese dove va a finire? Perdipiù considerando la regola per cui quando si emerge per qualità ed eccellenza il ricordo svanisce in fretta, ma quando ci si copre di ridicolo, dentro e fuori i confini, è più difficile far svanire la sensazione negativa.

E noi uomini della comunicazione, che cosa possiamo fare per dare un contributo al recupero della nostra immagine nazionale, interna ed esterna?
O si tratta di una battaglia persa in partenza che non vale neppure la pena di essere intrapresa?


Mario Morales Molfino